martedì 30 ottobre 2007

INSEGNARE UN ALFABETO OBSOLETO

ALFABETO MONCO


Nelle scuole frequentate dai miei figli, esattamente come avveniva in quelle frequentate da me stessa alunna, si è sempre insegnato un alfabeto “monco”, cioè privo di quelle lettere “strane”, ritenute chissà perchè da molta gente, compresi molti insegnanti, estranee alla nostra lingua.

Tale prassi, in vigore anche ai nostri giorni, mi appare davvero del tutto incomprensibile.

Lettere “straniere” che sono peraltro presenti anche nel Panlessico italiano del 1839!

Poichè io stessa, a tutt’oggi, ho spesso dovuto scorrere con un certo disagio la sequenza sul dizionario .... la K viene prima o dopo la J e dove va piazzata la X?, ho pensato di fare un regalo ai miei alunni togliendo loro, preventivamente, quel disagio, impegnandomi ad insegnare l’alfabeto INTERO!

Ho applicato su di un grande e vistoso cartellone giallo TUTTE le lettere che compongono il nostro alfabeto, comprese la W, la X, la Y, come la J e la K e l’ho appeso in bella vista alla parete.

Come al solito, i bambini si dovevano applicare soprattutto fisicamente per apprenderne l’ordine (una volta che già conoscessero le lettere tramite il Concertino e i diversi giochi).

Per loro è stato un bel divertimento ed un sano esercizio fisico: il gruppo dei bambini in piedi, prese le opportune distanze per evitare collisioni, doveva insieme:

- battere le mani tra loro quando pronunciavano le VOCALI
- saltare più in alto che potevano per le CONSONANTI
- battere le mani sopra la testa per le lettere “strane”.

Quest’ attività era assai utile anche per rafforzare l’autostima di tutti i bambini, oltre che per intervallare periodi con attività più tranquille.
Va da sè che in breve tempo tutti, ma proprio tutti i bambini conoscevano a menadito la sequenza.

Ho utilizzato un sistema simile anche in seconda classe, per l’apprendimento mnemonico delle tabelline (pur se costruite in precedenza in modo logico dai bambini stessi)

Sono persuasa della utilità di svolgere attività (di qualsiasi tipo) che diano la possibilità ai bambini più lenti di sviluppare la propria competenza senza ansie, un po’ al seguito di quelli più veloci nell’apprendere.

Un esempio:
- leggere le istruzioni alla lavagna, del tipo “quando hai finito, esci in giardino”, subito comprese da alcuni e poi seguite anche da altri senza che costoro si mortifichino per la lentezza della lettura (per inciso, il “cosa fare” era spesso non da me enunciato, ma solo SCRITTO ALLA LAVAGNA utilizzando le conoscenze già apprese dagli alunni).

Nota: già mi ero “differenziata” dai colleghi, ostinandomi a compilare gli elenchi degli alunni su registri e bacheche secondo la legge “alunni in ordine alfabetico” e non, come era l’uso imperante, con elenchi separati per sesso, con la lista dei maschi precedente quella delle femmine.

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